APRIAMO LE PORTE E I PORTI
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Care amiche e cari amici,
iniziamo questo numero della newsletter con una bella notizia.
Vi abbiamo già raccontato la storia di Suor Anna Maria (potete recuperarla leggendo i vecchi numeri della newsletter qui) e del suo rifugio accoglienti a Foresto, in Val di Susa. Solo pochi mesi fa ci aveva raccontato che da loro c'era una famiglia indiana e la madre era incinta. Poche settimane fa è nata una bellissima bambina, Sargum!
La bimba sarebbe dovuta nascere verso metà marzo ma hanno dovuto anticipare il parto a fine febbraio, con 15 giorni d’anticipo. La madre era un po’ sofferente ed inizialmente c'è stata apprensione anche per la salute della piccola. Fortunatamente, dopo una serie di controlli, possiamo dire che ora sta bene e tutto sembra procedere per il meglio. La famiglia è ancora ospitata nel rifugio di Suor Anna Maria e Suor Edoardina ma nel mese di aprile dovrebbero riuscire ad entrare in una comunità di accoglienza per famiglie a Torino. Con loro c'è anche il fratellino di 7 anni della neonata. Il bambino è felicissimo di avere questa Sargum, che a modo suo fa un po’ di compagnia. Il bimbo ora sta anche frequentando la scuola a Foresto, con l'aiuto di Suor Edoardina.
Ma non è tutto! Nella struttura delle Famiglie Accoglienti era ospitata anche una mamma della Costa d'Avorio, arrivata in Italia da qualche tempo, e qualche giorno fa è nata Paola, che vedete nella foto. Nuove vite che ci rallegrano, sconfiggendo le infinite traversie del viaggio, le barriere burocratiche e l'ordinaria crudeltà dei governi.
Buona lettura e a presto
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Migranti e sbarchi: la retorica non serve
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La retorica non serve. La strumentalizzazione politica ancora meno. Sono morti, e non hanno colpe. Ma non è una notizia inaspettata, meno ancora sorprendente. Ce ne sono stati altri in passato, di naufragi di migranti. Ce ne saranno in futuro. Ma c’è anche uno stillicidio quotidiano di morti che fanno meno notizia, perché non accadono tutte insieme, non fanno massa, e al contempo sono fatto ordinario, quotidiano (avvengono letteralmente tutti i giorni), anche se restano impercepite ai nostri occhi. In mare, ma anche via terra, sulla rotta montagnosa, piena di guardie e di confini da attraversare, dei Balcani, non meno pericolosa di quella del Mediterraneo centrale e del Mediterraneo orientale.
Inutile, meschino, triste, impudico, trasformare i cadaveri, le famiglie distrutte, il dolore dei sopravvissuti, i bambini annegati, in uno strumento di polemica politica. Con chi da una parte accusa il buonismo immigrazionista (magari impersonato dalle ONG) di fungere da fattore di attrazione, producendo le partenze, e chi dall’altra parte accusa il cattivismo antiimmigrazionista di impedire i salvataggi, producendo gli annegamenti. Né gli uni né gli altri sono la causa dell’ennesimo naufragio. Né gli uni né gli altri l’avrebbero potuto impedire.
Come sempre, la questione è più complessa, le risposte necessarie diversificate, il risultato comunque incerto, l’andare per tentativi ed errori una necessità e un rischio da correre. Ma è certo che molto si potrebbe fare, perché le cose vadano altrimenti. E qualunque cosa sarebbe molto più del niente o quasi niente attuale.
Cominciamo dall’inizio. L’Europa, tutta, e l’Italia peggio di tutti gli altri paesi, è in calo demografico, ha bisogno di manodopera, e continua a importarla facendo finta che non sia così. La prima cosa da fare è ammettere il dato, invece di negarlo, e dividersi quindi sulle soluzioni possibili, sui modi di gestirla, l’immigrazione necessaria, invece di dividersi sull’esistenza del problema. Tutto potrebbe e dovrebbe discendere da lì: modi alternativi di arrivare, regolamentati, selezionati, ma comunque gestiti, in maniera legale, con mezzi normali (l’aereo, la nave), in tempi normali (ore, non mesi o anni, come capita a molti), con costi (umani ed economici) accettabili anziché insostenibili, con permessi di soggiorno per ricerca di lavoro, visto che quello è l’obiettivo reale sia di chi arriva sia di chi li riceve, anziché improbabili richieste di asilo (che poi rigetteremo in buona parte, producendo irregolarità), con politiche di integrazione sociale e culturale davvero praticate, e via di conseguenza. Da qui discenderebbe anche il resto: accordi con i paesi di partenza, collaborazione interstatuale per combattere le migrazioni clandestine e le mafie transnazionali che le gestiscono (ci sarebbe, se ci fossero canali legali, che fornirebbero anche la giustificazione morale per combattere con forza gli arrivi irregolari), cooperazione allo sviluppo (il tanto citato e mai praticato, nemmeno da chi lo evoca continuamente, “aiutiamoli a casa loro”, che poi è sempre una convenienza reciproca, come ha mostrato a suo tempo il piano Marshall). E, a valle, accordi di redistribuzione – o, nel caso, di respingimento – sensati e condivisi tra i paesi di arrivo.
Certo, dovrebbe essere una politica europea. Sarebbe meglio e funzionerebbe meglio. E c’è un’ignavia egoista dei paesi che non sono alla frontiera esterna della Unione Europea, che non vedono arrivare gli sbarchi e nemmeno i rifugiati via terra, nonostante i nuovi muri elettrificati, che va combattuta. È curioso tuttavia che si lamentino dell’inesistenza dell’Europa, o della sua poca efficienza, coloro che rifiutano di darle i mezzi e il potere decisionale per agire, mantenendo le politiche dell’immigrazione come competenza esclusiva nazionale, esercitando il proprio veto ad azioni comuni, salvo lamentarsi della loro assenza. Detto questo, anche i singoli stati potrebbero fare molto, anche da soli. Ma occorre volerlo, e prima ancora occorre capire che sarebbe necessario. Che è ora di smetterla di titillare gli istinti peggiori della pubblica opinione, per fare leva invece sulle sue emozioni e sui suoi interessi, ragionando sulle convenienze e le decisioni concrete, a livello pratico, prima ancora di insistere su più o meno sacri principi che poi sono usati solo strumentalmente, e comunque convincono solo i già convinti. La posta in gioco non è solo la vita degli esseri umani che arrivano. È la de-umanizzazione di chi li vede arrivare, e non fa niente. E tra un po’ non sentirà più niente.
Migranti, c’è una via d’uscita, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 1 marzo 2023, editoriale, p.1
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Immigrati: l’ipocrisia del click day
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Sono oltre 240 mila le domande giunte al Viminale alle 19 nel click day per l'ingresso di lavoratori stranieri previsto dal decreto flussi 2022. Vi lasciamo di seguito una riflessione di Stefano Allievi.
Una procedura tra il contorto e il perverso che dovrebbe consentire l’ingresso regolare in Italia di oltre 80mila lavoratori, assunti direttamente dalle aziende (per essere precisi, facendo finta che la cifra non tonda sia veramente frutto di un attento studio corrispondente al fabbisogno – e non lo è, nemmeno alla lontana –: 82.705, di cui 38.705 per lavoro non stagionale e autonomo e 44.000 per lavoro stagionale). Il decreto che lo prevede indica anche i settori in cui questo è possibile, ad esclusione di tutti gli altri, dove pure il fabbisogno di manodopera è presente.
In realtà il meccanismo è più complesso di così: la burocrazia ci mette sempre entusiasticamente del suo per trasformare quella che potrebbe essere la normalità in un incubo. La finzione, accettata come tale, prevede che, prima, si superino di slancio alcuni ostacoli: a) le aziende presentino agli uffici competenti sul territorio il modulo di richiesta per lavoratori non dell’Unione Europea non stagionali; b) i Centri per l’impiego pubblicizzino gli annunci agli stranieri già residenti sul territorio, in modo da proporli alle aziende; c) se nessun candidato si presentasse, o se il Centro per l’impiego non rispondesse entro 15 giorni (ciò che costituisce la normalità, da tutti conosciuta), le aziende acquisiscono il diritto di costringere i loro impiegati a stare dalle 8 e 55 del mattino con il ditino pronto sul portale dedicato del Ministero dell’Interno, sperando in una botta di fortuna, che solo alcune avranno. Per il lavoro stagionale in agricoltura la procedura è semplificata: e parliamo di un settore dove un terzo delle ore lavorate lo sono per mano straniera. Di fatto, sia la possibilità delle imprese di assumere, sia quella di alcuni immigrati di regolarizzarsi (perché a questo serve il click day, e tutti lo sanno, pur facendo finta che non sia così: ad assumere chi è già in Italia irregolarmente – spesso perché diventato irregolare a causa della farraginosità delle norme, o dei ritardi nell’erogazione dei permessi – e non a far veramente arrivare qualcuno da fuori), è affidata al caso: un’assurda e inquietante rappresentazione tecnologica del fato, che anche quest’anno, come ogni anno, deciderà del destino delle persone, di chi è sommerso e di chi è salvato (e delle imprese che assumeranno e quelle che no).
Ora, poiché tutti sanno che si tratta di una complicata presa in giro, per giunta largamente insufficiente rispetto al fabbisogno, non sarebbe più serio e più civile dire esplicitamente come stanno le cose, ammettere che abbiamo centinaia (non decine) di migliaia di posti di lavoro vacanti, e centinaia (non decine) di migliaia di irregolari che è conveniente per tutti regolarizzare, e consentire un meccanismo (adottato da anni in paesi assai civili e seri dell’Unione Europea, peraltro) di sanatoria individuale (la si chiami regolarizzazione, se la parola fa paura), che consenta alle imprese di assumere un irregolare che già conosce, su semplice richiesta del datore di lavoro o del lavoratore, riducendo al minimo gli adempimenti burocratici necessari?
Poi, magari, si potrebbero e dovrebbero invece concentrare le energie e le risorse sulla formazione professionale delle figure necessarie, e sulle politiche dell’alloggio: aspetti, in particolare il secondo, su cui le imprese – che protestano giustamente per la mancanza di manodopera e la complessità della burocrazia – invece glissano felicemente, anche quando ammettono di non avere bisogno solo di braccia, ma di persone. Di fatto, in molti ambiti (dal turismo all’agricoltura), su questo si sono fatti persino passi indietro rispetto ai tempi delle mondine, a cui almeno un tetto veniva fornito dal datore di lavoro. Mentre molto ci sarebbe da fare, insieme: imprese, organizzazioni dei lavoratori, ma anche regione e enti locali, che invece nella maggior parte dei casi se ne lavano bellamente le mani, salvo lamentarsi degli effetti secondari negativi della gestione dei fenomeni migratori, incolpando magari lo stato o l’Unione Europea se gli immigrati dormono sulle panchine (salvo presenza di dissuasori, o innaffiamento notturno, come qualche volta è persino successo, in passato).
Quello che occorre è semplicemente una onesta assunzione di responsabilità, da parte di tutti. Altrimenti, teniamoci il click day. Senza lamentarci, però, né dell’irregolarità degli immigrati né della mancanza di lavoratori.
Immigrati, il click day e l’ipocrisia, in “Corriere della sera – Corriere del Veneto”, 21 marzo2023, editoriale, p.1
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Gli aggiornamenti da Casa Ohana
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Riceviamo e pubblichiamo degli aggiornamenti che ci arrivano dagli amici di Casa Ohana della Coop Biosfera. La cooperativa è una bella realtà di Torino, Società nata nel 2005 per volontà di un gruppo di psicologi, pedagogisti ed educatori professionali, al fine di perseguire l'interesse della comunità alla promozione umana ed all'integrazione sociale di tutti i cittadini. Hanno all'attivo diversi progetti e Casa Ohana è uno di questi. Ora il progetto sta per chiudere, ma la loro idea è quella di cercare di dare vita a nuove realtà. Qui di seguito tutti i dettagli. Per chi volesse saperne di più può contattarli alla mail casaohana@coopbiosfera.it
Eccoci con il consueto aggiornamento sul progetto e sulle vicende dei nostri ragazzi. Stephen, Ebrima, Kassim ed Ellias Karim sono tutti ormai in autonomia e hanno tutti trovato un lavoro che consente loro di abitare da soli o di condividere un appartamento con qualche amico.
Mohamed è sempre in corso Vercelli in un appartamento dell’Ufficio Pastorale Migranti e adesso anche lui ha ottenuto un contratto più o meno stabile, quindi il suo percorso di inclusione e autonomia procede di nuovo bene, dopo un periodo di difficoltà dovuto alla mancanza di lavoro.
Hassane è sempre ospite nella Casa delle Opportunità, della cooperativa Esserci, ma anche per lui si sta concludendo il periodo dell’accoglienza, quindi a breve dovrà trovare una diversa soluzione abitativa. Sta lavorando e questo fa sì che si possano ipotizzare anche con lui dei progetti di maggiore autonomia.
Bassirou, dopo aver abitato per alcuni mesi nell’alloggio di corso Palermo, è di nuovo senza lavoro e quindi, in considerazione della situazione di fragilità del ragazzo, abbiamo deciso di riaccoglierlo presso una delle nostre strutture, in modo da potergli garantire, oltre a vitto e alloggio, anche la compagnia degli altri ospiti.
Nel mese di febbraio abbiamo fatto la scelta di lasciare l’alloggio di corso Palermo, la cui gestione era diventata troppo onerosa, anche in considerazione dell’aumento generalizzato delle utenze e del costo della vita. Nel corso di questi tre anni e mezzo grazie alla Vostra grande generosità e al Vostro prezioso sostegno abbiamo accompagnato alcuni ragazzi da quando erano appena neomaggiorenni e frequentavano la scuola per avere la Licenza Media, fino ad avere una formazione professionale, poi un lavoro e una casa in autonomia. E questo è davvero un grande risultato e Vi ringraziamo per la costante presenza e per il costante aiuto che ci avete offerto.
Ma adesso il progetto Casa Ohana giunge al termine: accompagneremo ancora Mohamed, Bassirou e Hassane, senza più avere in gestione un appartamento, ma utilizzando fino a giugno compreso i fondi delle donazioni per coprire le spese arretrate che ancora abbiamo e per le necessità di chi ancora fatica ad avere un contratto regolare di lavoro.
Poi a fine giugno Casa Ohana chiuderà. La Cooperativa Biosfera nel frattempo ha aperto e sta aprendo altre Accoglienze Comunitarie per Minori Stranieri Non Accompagnati, che continuano ad arrivare numerosissimi dagli sbarchi e dalle rotte balcaniche, come sapete dalle tristi notizie di giornali e telegiornali.
Sono ragazzi di 16 – 18 anni che arrivano sul territorio italiano senza un adulto di riferimento e hanno bisogno di tutto: le rette previste dagli enti quali Comune e Ministero sono sufficienti a mala pena a garantire vitto, alloggio e personale educativo nelle strutture, ma non a coprire spese extra non meno importanti quali vestiario, spese mediche particolari e meno che mai spese di socializzazione e di inserimento in attività ludiche e sportive, così importanti per la crescita e
l’inclusione dei ragazzi di ogni età.
Quindi la nostra proposta è questa: chi volesse continuare a dare un contributo economico potrà farlo, sapendo che i fondi saranno destinati al progetto di Accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati e ci consentirà innanzitutto di organizzare qualche esperienza estiva (gite, giornate in piscina...) e poi di affrontare serenamente le spese anche scolastiche da settembre in poi.
Ovviamente sarete di volta in volta informati circa l’uso che verrà fatto delle donazioni, con costante aggiornamento sulle iniziative avviate e magari coinvolti in alcune di esse, in base alle vostre disponibilità di tempo.
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FAMIGLIE ACCOGLIENTI SEGNALA
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All'appuntamento di "mio fratello muore in mare", di domenica 2 aprile alle 17,30 presso l'Arco d'Augusto a Rimini, parteciperà anche "Rete Pace Rimini" in occasione della giornata internazionale promossa da Europe For Peace: SPEGNIAMO LA GUERRA ACCENDIAMO LA PACE
Cerchiamo di partecipare numerosi e portiamo le bandiere della PACE
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FAMIGLIE ACCOGLIENTI SEGNALA
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Corso di Formazione TERREFERME
Percorso di incontri online di formazione rivolti a famiglie, cittadini e operatori sull'affido familiare di minorenni migranti soli, all'interno del progetto Terreferme.
La partecipazione è libera tramite piattaforma digitale Zoom messa a disposizione dagli organizzatori. Gli iscritti riceveranno una email con le istruzioni per partecipare agli incontri.
ATTENZIONE: E' NECESSARIA UN'ISCRIZIONE PER OGNI SINGOLO PARTECIPANTE
Info e materiali su https://www.cnca.it/terreferme
Segreteria organizzativa CNCA
email: terreferme@cnca.it
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FAMIGLIE ACCOGLIENTI SEGNALA
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FAMIGLIE ACCOGLIENTI SEGNALA
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Avviso: i permessi per protezione temporanea degli Ucraini sono prorogati in automatico fino al 31.12.2023.
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Vogliamo creare nuove relazioni con chi fugge dalla propria patria, offrire non soltanto accoglienza ma speranza, come prescritto dal troppo spesso dimenticato articolo 10 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”. Occorre ripartire dai volti, non dai voti, ed è questo che noi vogliamo fare.
Per farlo abbiamo bisogno di voi.
Ci sono mille modi di accogliere: offrire un pasto, un letto, una lezione di italiano. Anche solo accompagnare un ragazzo al cinema, preparare una piccola festa per i nuovi vicini. E, naturalmente, andare in piazza quando è necessario, mostrarsi, protestare contro leggi e regolamenti iniqui, che tolgono libertà agli italiani quanto ai migranti. C’è bisogno di tutti: “Famiglie Accoglienti” unisce giovani e vecchi, bianchi e colorati, cristiani e musulmani. Vi aspettiamo.
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Ti sei perso/a un numero della nostra newsletter? Nessun problema, puoi rileggerlo nel sito di Famiglie Accoglienti
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Speriamo che questa newsletter sia uno strumento utile per il nostro lavoro. Se volete segnalare una storia e per rendere tutti partecipi delle attività che state svolgendo, vi preghiamo di tenervi in contatto con Antonio Massariolo (antonio.massariolo@gmail.com) che coordina la newsletter. Fate riferimento a lui, mandandogli una mail con due/tre righe di presentazione ed un vostro contatto telefonico, poi provvederà lui a ricontattarvi e a procedere con la stesura della storia.
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